Angelo Rossignotti presenta per la prima volta a un grande pubblico la storia - davvero emozionante, con suspence - della donazione Rizzi, dell'intervento fondamentale dell'allora ministro della Pubblica Istruzione Misasi, della nascita della Fondazione
Così scrisse Marcello Rizzi: « Qualora ciò non avessi fatto, lo faranno i miei successori, l'intero mio patrimonio voglio che sia costituito in Ente Morale a cura del Ministero della Pubblica Istruzione e degli esecutori testamentari... la collezione da me lasciata dovrà sempre restare a Sestri Levante con carattere di pubblica Galleria dello Stato e sotto il nome di "Galleria Rizzi" in Sestri Levante... 17 dicembre 1959"
...stabilisco che tutti i miei beni vengano presi in possesso dei seguenti miei esecutori testamentari:.. fino a quando l'Ente Morale sarà costituito essi sono:
1) Grand Uff. Giacomo Rossignotti;
2) Avv. Antonio Rizzi, mio cugino;
3) Sig. Emanuele Carbone ».
Così continua Angelo Rossignotti: « Da quell'ormai lontano 6 agosto 1960 inizia una vicenda talmente intricata che è ben difficile descriverla organicamente, dati i continui e imprevisti colpi di scena. Ciononostante i tre esecutori testamentari operano d'intesa con l'intendente di Finanza e il Sovrintendente alle Gallerie del Tempo i quali, nonostante la grande cortesia e collaborazione sul piano personale, non si stancano di ripetere che, essendosi l'Avv. Rizzi accollato il debito del fratello, lo Stato non accetterà l'eredità finché il debito non sarà estinto. Circa due anni dopo (1962) il debito è salito a circa 55 milioni e gli esecutori hanno un gran da fare nel cercare di convincere i creditori — che vogliono pignorare immobili e oggetti — di pazientare fino alla prossima asta nella quale sarà messo in vendita un terzo del pacchetto azionario della società Grand Hotel Jensch, pacchetto di proprietà Rizzi. L'asta purtroppo va deserta e allora l'esecutore Giacomo Rossignotti garantisce in proprio il debito di 55 milioni di lire al Credito Italiano di Chiavari e i creditori sono tacitati. Nel frattempo continua un palleggiarsi di responsabilità tra Intendenza, Soprintendenza ed Esecutori: l'eredità è giacente. Viene indetta una seconda asta con un ribasso di 20 milioni rispetto alla precedente che era di 100 milioni. Finalmente, nel 1965 un ingegnere di Parma vince la gara e così Giacomo Rossignotti recupera senza interessi quanto garantito. Nel settembre 1967 (lo Stato non ha ancora accettato l'eredità nonostante non vi siano più debiti) gli esecutori aprono al pubblico il secondo e il terzo piano della Galleria, ordinata dal Prof. Castelnovi e inaugurata dal Senatore Sestrese Giorgio Bo, Ministro delle Partecipazioni Statali.
Da parte dei Ministeri, silenzio assoluto.
A questo punto chi vi parla, esasperato, ha un sussulto di rabbia: perché siamo ai primi di luglio dei 1970, in pieno periodo di ferie e in pratica manca un mese alla scadenza per l'accettazione.
Per mia fortuna e fortuna del lascito in quel momento è ministro della Pubblica Istruzione un mio antico compagno di Università e di collegio alla Cattolica di Milano negli 1949-1953: il calabrese Riccardo Misasi di Cosenza.
Lo Stato e Sestri Levante stanno per perdere l'eredità Rizzi nonostante che, ripeto, da 3 anni non vi siano più debiti e impedimenti di sorta.
Cerco un appuntamento con Misasi, appuntamento che mi viene concesso immediatamente. Il 17 luglio sono da lui e ritrovo il caro amico degli anni cinquanta.
Primo risultato dell'incontro: la mattina successiva, il Ministro, per quanto di competenza del Ministero della Pubblica Istruzione, accetta l'eredità Rizzi.
Secondo risultato: mi porge una sua lettera ufficiale al Ministro delle Finanze (al momento l'Onorevole Preti) con il quale la Pubblica Istruzione minaccia di deferire il Ministero delle Finanze alle sedi competenti nel caso non venisse accettata l'eredità Rizzi di Sestri Levante entro il 6 agosto.
Terzo risultato: il 28 luglio — cioè 9 GIORNI PRIMA DELLA SCADENZA DEI 10 ANNI PREVISTI DAL CODICE CIVILE — l'intendente di Finanza di Genova e il Prof. Castelnovi, Soprintendente alle Gallerie della Liguria, accettano l'eredità Rizzi in nome e per conto dello Stato italiano ».
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