L'inquadramento storico di Angela Acordon Venerdì 29 Aprile - “Museo Galleria Rizzi” Qui mi vogliono proprio far fuori, mandare via – sto scherzando – “l’abbiamo persa” “se ne va”, non è mica così vero questo … intanto non so ancora quale sarà la mia sede, sarà lontana? Vedremo, comunque di questo parlerò dopo. Ora parliamo un attimo di questo restauro. Ho voluto che parlasse prima Elena perché questi sono restauri, tipi di intervento – a parte la difficoltà – che possono anche essere criticati. Ho qui in mano un articolo, una scheda fatta da un mio collega, un professore universitario di Napoli, Francesco Caglioti. Non so chi avesse seguito questo lavoro di restauro di un rilievo della “Madonna delle candelabre” che si trova a Lesina, in Croazia, lui lo fece probabilmente come studioso. Chi ha diretto il lavoro ha deciso di fermarsi nella rimozione degli strati, deciso di fermarsi ad uno strato molto, molto più indietro di quanto siamo andati avanti noi, riconoscendo però lui stesso che poi il tipo di intervento non permetteva di leggere alla fine bene la materia. Quando mi sono trovata di fronte – con Elena – a questa decisione, se andare o non andare avanti, il mio pensiero, il nostro pensiero, è stato quello di restituire il rilievo di questa immagine. È un bassorilievo, però togliendo questo strato, cha aveva anche delle gessature, si è potuto – come vedrete – arrivare al livello … quasi alla epidermide originale. È vero che non ci sono più tante rifiniture, però qui siamo sicuramente più vicini a quello che è stato sia questo calco, sia l’originale da cui è stato tratto, ossia il bassorilievo che la critica, gli storici dell’arte tendono ad assegnare ad Antonio Rossellino, uno stretto seguace di Donatello, di questo grande momento che è stata l’arte italiana a Firenze alla metà del Quattrocento, anzi per tutto il Quattrocento e anche il Cinquecento, questo è stato un periodo veramente molto, molto importante Nel ragionare sulla rimozione degli strati ho fatto anche questa riflessione: questo originale di Antonio Rossellino – ipoteticamente – noi non lo conosciamo, non si conosce più. È la critica che, sulla base dello stile che evidenziano le copie, pensa che possa trattarsi, che l’origine sia stata un’invenzione di Rossellino, e il suo originale doveva essere in marmo, quindi quasi completamente bianco. Prima si faceva un ragionamento sui colori, sulla decorazione … può darsi che avesse qualche elemento di doratura, ma certamente il marmo bianco, così com’era a Firenze in quegli anni, era difficile che fosse totalmente dipinto. Sono stati i calchi a essere colorati e dorati, fin dall’origine, per impreziosirli: un calco in gesso non è certo bello come l’originale in marmo. Quindi hanno iniziato a decorare, a dare la pittura e i colori, anche a fini devozionali, il rosso, il blù, il viola, per impreziosire l’immagine. Questo genere di manufatto, la Madonna col Bambino con questo tipo di taglio, arriva in un momento della storia preciso che è l’attività di Donatello attorno agli anni ’30 del Quattrocento. Donatello secondo me è stato il più grande artista di tutti i tempi, non c’è Michelangelo che tenga. Se voi avete voglia di prendere un libro vedrete… lui praticamente ha sperimentato, inventato tutto, è andato a Roma, ha recuperato delle forme antiche … la candelabra, che è questa decorazione, vedete qui ai due lati, è un motivo decorativo, non è un candelabro, ma un motivo di fiori e vasi, che ritroviamo nelle grottesche, in tutta la tradizione toscana successivamente. E’ un motivo che Donatello ha trovato a Roma, che ha scoperto a Roma probabilmente negli scavi, nei decori antichi. Quindi fa parte proprio della sua cultura. Donatello è un artista che è passato dall’eroismo del San Giorgio, che è una delle sculture più importanti che lui ha realizzato, all’umanizzazione dell’ultima fase della sua esistenza, fino addirittura alle ultime opere come la Giuditta o i Pulpiti di San Lorenzo a Firenze, dove si insinua una sorta di grande drammaticità espressiva. Perché Donatello vive il momento aureo dell’Umanesimo, ma piano piano a livello non solo politico c’è una situazione di crisi, per cui si capisce che l’uomo non è più così al centro, come pensavano i primi umanisti. Donatello vive questa tensione. Questo è invece un momento aureo della sua cultura, quando lui umanizza, tende alla umanizzazione del sacro, e lo fa in particolare con la figura della Madonna col Bambino. Quindi fece molti bassorilievi, molti schizzi, molti disegni, da cui i suoi seguaci, tra cui Rossellino, trassero, inventarono loro modelli, come è questo della Madonna delle candelabre. Ebbe talmente tanta fortuna … se ne conoscono tantissimi di questi calchi, alcuni in bronzo – come diceva prima il Baratta – in vari materiali, la cartapesta, il bronzo … questo ebbe talmente fortuna che quasi tutti si traevano un calco per tenerlo nella camera da letto. Firenze - Museo Horne - Antonio Rossellino, Madonna dei candelabri, stucco policromo C’è stato un altro momento storico, quello ottocentesco, in cui furono fatti ulteriori calchi, e spesso questi calchi ottocenteschi venivano tratti già da calchi, quindi naturalmente più si va in là col calco più si perde il dettaglio … è per questo che penso che quello della Galleria Rizzi sia abbastanza antico perché ha ancora il dettaglio dell’origine. Non dico che sia stato tratto proprio dal marmo di Rossellino o di chi per lui, però sicuramente vi è molto vicino. Attraverso la figura di Donatello questo genere di rappresentazione si sviluppa anche in Veneto. Quindi in genere, quando troviamo questo tipo di bassorilievi, che siano dei calchi o che siano marmorei, appartengono o alla cultura toscana o alla cultura veneta, dove appunto sapete Donatello ha avuto una attività intensa, importantissima a Padova, e quindi è anche attraverso di lui che si sviluppa e attraverso un suo alter-ego, in pittura, per questo tipo di rappresentazione: Filippo Lippi, un altro artista, anch’esso fiorentino, che lavora a Padova e negli stessi luoghi di Donatello: Padova, Prato e Firenze. Esiste una vera e propria diffusione culturale di questo genere. Questa è un po’ la storia di questo bassorilievo. Io credo che sia un’ importante scoperta, perché siamo senza dubbio di fronte a un oggetto molto antico. E sono contenta di potermi congedare così dal punto di vista di membro del Consiglio, dalla Fondazione … faccio fatica, mi viene sempre da dire noi, di parlare della nostra Fondazione, della nostra Galleria, quindi mi sa che ci vorrà un po’ ad abituarmi … ma lo dirò lo stesso magari, tanto con la dottoressa siamo amiche non credo che se n’abbia a male se io mi faccio parte di questa storia… L’intervento è stato eseguito veramente molto bene, con attenzione. Noi siamo spesso critici verso i restauratori, ma devo dire che Elena è una restauratrice molto attenta, ci mette il tempo che ci vuole, perché alcuni tirano magari via …Se si pensa al lavoro del restauratore come monetizzazione bisognerebbe immediatamente cambiare mestiere … in realtà è un lavoro dove il tempo non esiste, come anche nel nostro lavoro di funzionari, di storici dell’arte, di studiosi. Probabilmente a scrivere questa scheda di due pagine l’amico Francesco Caglioti ha impegnato due anni, cioè non c’è un rapporto tra il tempo e poi quella che è la materia che ne viene fuori. Sia un libro, sia una scheda, sia un restauro, quindi faccio i miei complimenti ad Elena. Anche da parte mia c’è tutto il massimo ringraziamento verso la Fondazione, sono stati anni interessanti, di crescita, importanti, abbiamo fatto tante cose insieme con entusiasmo, con rispetto, perché questo è importante, non sono mai venuta qua – lo possono testimoniare tutti – a fare il capo, a dire io sono lo Stato, che comando ecc., ho sempre cercato di venire incontro, di capire quelle che erano le cose da fare insieme. Sono stata felice che Angelo, perché era lui il presidente mi pare in quel momento, abbia finalmente pensato di istituire il ruolo di un conservatore della galleria, perché secondo me è fondamentale che ci sia qualcuno che risponde al telefono, qualcuno che risponde alle lettere, una figura che si interessa e che soprattutto cura le collezioni e va a scovare anche questi oggetti che sono magari celati. In quanto all’entusiasmo io credo di lasciarvi nelle mani migliori possibili, perché non esiste nella mia Soprintendenza una persona più entusiasta di Alessandra Cabella, e credo che anzi dovrete tenerla a freno perché ha un entusiasmo che è sempre molto particolare. Lo dimostro subito perché ora le passo la parola, così fa un saluto e vedrete che è una persona capace almeno quanto me, e con più entusiasmo … grazie …
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Le prospettive future di Alessandra Cabella Funzionario entrante nel Consiglio Direttivo di “Fondazione Museo Galleria Rizzi” Buonasera, non mi aspettavo di parlare, sinceramente. E’ una gioia vedere un’aula così piena e anche la stanza fuori... Sono veramente felice, è un momento pieno di sentimenti, la parola più bella l’ha detta lui, il Cavalier Baratta: ha parlato di “amore”. E chi non vuole amore nella vita, sotto qualsiasi forma? In questo Consiglio della Fondazione Rizzi, quello che ci regola anche nello stare insieme in questa cordata dove nessuno emerge, ma ci si tiene tutti - mi sto man mano rendendo conto - è questo senso di amore. Lo stesso amore che il mitico – sto imparando a conoscerlo – avvocato Rizzi ha avuto per la sua città. Ogni volta che vengo qua, ogni volta che ci penso, ogni volta che guardo il sito internet bellissimo, ogni volta che leggo i libri, io rimango veramente affascinata… avrebbe potuto andarsene ad abitare in Polinesia (e ti saluto, Marianna), avrebbe potuto infischiarsene ampiamente, invece - e credo che solamente l’amore possa far fare certe cose - ha voluto raccogliere cose di grande qualità, andando a cercarle con un occhio pazzesco, perché non c’è “rumenta” (sono zeneize) qua dentro. Ci sono cose di tutti i materiali, e lo stiamo vedendo: dai mobili alle ceramiche, ai dipinti… tutto… c’è una stanza imbandita su che è una favola. C’è veramente tutto. Tavola imbandita - provenienza: dalla collezione Balbi già Brignole, (Sestri Levante) E attraverso l’amore passa la poesia, passa il senso della vita, dello stare al mondo: cosa ci stiamo a fare? E lui la vita l’ha sicuramente vissuta anche in questo modo: l’amore per le cose, per le persone attraverso le cose che ci ha donato. Perché noi oggi, mica ci conosceva: lui ha pensato anche a noi. E quindi, questa è una cosa che mi fa commuovere, che un signore, che è nato nel 1897, morto nel 1960, grande amico del mitico papà del mitico Angelo, che lui abbia pensato anche a noi. E mi fa venire in mente una cosa che mi emoziona sempre quando ci penso, una frase di Antoine de Saint-Exupéry nel libro “Vol de nuit”, che diceva “noi non ereditiamo la terra dai nostri antenati, ma la prendiamo in prestito dai nostri figli” … non è pazzesco? Perché l’eredità è sempre una cosa scontata: infatti c’era un cugino di Rizzi che aveva cercato di acchiapparselo questo palazzo col suo contenuto, vantando dei privilegi ereditari: invece lui furbamente lo aveva donato allo Stato e lo Stato è la collettività, è ognuno di noi. E quindi lui aveva voluto donare questo a noi tutti… l’eredità è una cosa quasi dovuta, quasi scontata, invece no, come dice Saint-Exupéry: noi lo stiamo prendendo in prestito, perché non ne siamo i proprietari … idealmente sì, perché lo viviamo questo posto, veniamo qua. Questo posto che in una comunicazione continua con questo paese stupendo, con la Baia del Silenzio, Sestri Levante … e quindi noi lo prendiamo in prestito dai nostri figli, con la massima umiltà: non è materialmente mio, ma lo vivo, lo posso migliorare. La mia vocazione, a qualsiasi titolo (restauratore, storico dell’arte, consigliere della Galleria Rizzi) è quella di vivere, amare, coccolare, custodire queste cose pensando a chi ce l’ha fatte avere, pensando anche agli artisti che le hanno create: questa è evidentemente la prova di un amore, di una forma di amore che loro stessi hanno vissuto … e pensando anche a chi verrà. Lui non ha avuto figli, ma noi gli vogliamo bene comunque, e vi ringrazio infinitamente, e ho già un sacco di idee, effettivamente sì, come dice Angela Acordon: sono abbastanza entusiasta. Andare indubbiamente avanti con i restauri, ma sempre in comunicazione con il Consiglio: quindi vorrei che ci vedessimo, per quanto possibile con gli impegni di ciascuno, per “gestazionare” – scusatemi questa parola – possibilità nuove di condivisione, perché si vive così, a me piace condividere e fare sì che questo posto sia un posto vivo, e quindi con nuovi restauri per vivere nuovi momenti come questi e speriamo che Angela ogni volta sia con noi, Angela che non sappiamo ancora a quale sede sarà destinata come Soprintendente… come saranno fortunati quelli che ce l’avranno come capo! Ve lo posso dire perché siamo anche molto amiche. Che idee mi vengono in mente? Quando sono venuta qui la prima volta, ho assaporato la fortuna di arrivare in un posto che è perfetto, dove è già stato fatto tantissimo e quindi tanta fatica se la sono già “smazzata” gli altri, quindi… fantastico! Posso vivere, in un certo modo, di rendita di tutti i consigli precedenti, di tutti i funzionari precedenti. Si può però fare ancora qualcosa di nuovo. A me piace pensare anche alle nuove evoluzioni dei linguaggi di oggi: mi piacerebbe portare un po’ di multimediale qui dentro. Loro avranno visto tanti musei oggigiorno, il Museo del Mare, il Museo Galata a Genova, anche qui il Museo della città di Sestri Levante, o anche il Museo del Mare a Camogli: mi piacerebbe quindi tentare di condividere i contenuti del Museo anche in modo multimediale. Quindi fare dei repertori, dei touch-screen su quadri appesi, o dei tavoli che si possono toccare e raccontano una storia. Mi piacerebbe che lui, l’Avvocato Rizzi, accogliesse i visitatori all’ingresso. Chissà se ci riusciremo, perché ci vogliono un sacco di soldi: cercheremo in qualche modo di fare dei progetti, di capire quanto può costare. E voi sapete bene che chi ha un’attività può fare una donazione anche economica, può detrarre dall’imponibile una cospicua parte della donazione e quindi di ritorno avere diritto al beneficio della pubblica menzione: il negozio tale, il ristorante tale, la signora tale, il signor X, in memoria di Marcello Rizzi, in memoria di un nostro caro. Vogliamo fare questo: quindi touch-screen donato da Tizio o Caio, oppure restauro anche da un altro Tizio o Caio. Sono questi sgravi che si chiamano art-bonus, erogazioni liberali… è da parecchio tempo che ci sono. E poi la cucina del palazzo: valorizzare la cucina. Questa è una cosa che ho ereditato da Angela e dall’altro Consiglio. La cucina era un luogo di vita di questo palazzo, non è che vivesse d’aria e quindi dove mangiava Rizzi, come si mangiava, di che epoca è la cucina che c’è qui. Stiamo già avviando degli studi specialistici con il “cucinosofo” (ha inventato questa parola lui stesso) Sergio Rossi, qualcuno avrà letto i suoi tanti libri sulle varie specialità… trofie, pesto, Pasqualina, panettone e così via; qualcuno magari lo vedrà anche in TV, perché è abbastanza presente su Primocanale: una persona di vera dignità intellettuale e quindi l’abbiamo portato qui e sicuramente ci saprà dare qualche bel consiglio per valorizzare anche questo spazio. E ancora un’ultima idea: questo sembra veramente il vaso di Pandora, il pozzo di San Patrizio, perché son saltati fuori anche dei tappeti che meritano sicuramente d’essere studiati, quindi alcune nostre energie andranno anche in questo studio dei tappeti, che abbiamo già cominciato a far vedere ad alcuni specialisti che ci hanno detto: “ma caspita, questo è un tappeto X, questo è un tappeto Y” e quindi ci divertiremo con tutti voi anche a fare questo e ve ne daremo conto, sarà una gioia ogni volta ritrovarsi, sempre ricordando lui, Rizzi, e ringraziandolo, e poter così condividere nuovamente dei bei momenti insieme … grazie mille. |